sabato 3 novembre 2012

Tutti vogliamo che...

Tutti, quando camminiamo, vogliamo che qualcuno si volti a guardarci, o quando non dormiamo, che qualcuno si preoccupi, e se ci abbandoniamo a riso o alle lacrime, che qualcuno ci oda. E se siamo felici, che qualcuno ci invidi.

Proprio per questo, forse, le rotture e i divorzi sono così dolorosi. Non l'essere amato, il complemento o la differenza, il padrone o l'oggetto, vengono a mancarci, ma l'"altro", il testimone, quel microfono o quella macchina da presa in perpetua azione.

Colui o colei che con desiderio o con odio - non ha importanza - ti vedeva alzarti, vestirti, fumare, uscire, colui o colei che ti udiva fischiettare, sbadigliare o tacere (anche se non ti guardava, anche se non ti ascoltava). E improvvisamente, non c'è più nessuno!

Perché allora - e per chi - anche se non lo sopportavi più - spegnere la lampada e spogliarti? Per chi - anche se non avresti più voluto ritrovartelo al mattino - chiudere gli occhi e cercare il sonno? E in fin dei conti - anche se sei adulto - per chi dormire, se Dio non esiste, e per chi svegliarti? Chi potrà testimoniare, domani, che ti sei lavato bene i denti? E davanti a chi?

Françoise Sagan, Il letto disfatto(cap. XVI)

Crediti: Conor Keller

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